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Beh, son passati quasi due anni da quel 1 agosto 2016.
Vi ho parlato specificamente del lavoro e del sistema sanitario inglese, ma la costante domanda “Com’è la vita lì in Inghilterra?” ancora non ha trovato una risposta.
La motivazione è semplice; non esiste una vera risposta a questo interrogativo. Le variabili da tenere in considerazione sono troppe e non credo potranno mai un riscontro secco e oggettivo.
Amo avere discussioni e colloquiare con le persone del posto e sono felice che le differenze culturali siano oggetto di sorrisi sui comuni stereotipi, ma che dopotutto ci ricordiamo di essere tutti abitanti dello stesso pianeta.
Ciònonostante posso comunque acquietare un po’ la vostra curiosità con qualche piccola testimonianza dei piccoli scorci della mia vita sotto la Union Jack.

La lingua – Please, speak English

E’ l’ostacolo che spesso inibisce di più appena arrivati o prossimi alla partenza.
Puoi pensare di essere partito con un livello intermedio e sufficiente ad affrontare la maggior parte dei registri di comunicazione, ma già al Border ti ritrovi con l’espressione attonita degna di un’emoticon, rispondendo “Yes” per non fare brutta figura, fingendo di aver capito tutto mentre sventoli la vetusta carta d’identità.
Beh, tranquilli! E’ normale.
Il plain English, quello della Received Pronunciation (l’inglese che si ascolta in TV), nella jungla quotidiana, semplicemente non esiste.
I dialetti variano da città a città, spesso anche in modo pesante nel giro di pochi km e data la generosa eterogeneità culturale, spesso ci si ritrova a colloquiare in una sorta di “PanEnglish”.
C’è da dire che il British ha già di per sè profonde differenze di pronuncia e sintassi rispetto alla lingua dei cugini Yankee, e che siamo abituati a pronunciare molte parole con la dizione errata (vedi Apple per esempio).
Il problema è che ci focalizziamo su una rigida conoscenza della struttura grammaticale, mettendo da parte la fluenza e il lessico e ciò ci limita nella fruizione di un discorso fluido e sereno.
L’inglese quotidiano, invece, è più funzionale; è accettabile qualche errore grammaticale purchè si riesca a comunicare il concetto in modo semplice e conciso.
Probabilmente, vi potrà capitare che qualche cittadino brittanico ripeterà una parola da voi pronunciata qualche secondo prima, scatenando la classica reazione del “Ma perchè, io che ho detto?“; non si tratta di pedanteria, bensì di una ripetizione necessaria per evitare incomprensioni.
Ricordo di una delle prime volte che andai al fast food e tentai di ordinare un’innocente coca cola.
Con la mia pronuncia degna di Super Mario, chiesi con sicurezza

Mei ai hev a cok, plis?” con una “O” più aperta delle finestre in estate.
Beh, nell’innocenza della domanda non avevo realizzato di aver chiesto un “Cock” (Gallo o Ca**o) piuttosto della semplice “Coke”.
Non credo potrò mai dimenticare l’espressione sbigottita e allo stesso modo schifata del cassiere, il quale prontamente mi riprese chiedendomi “Do you mean a Coke?“. Point taken: La pronuncia riveste comunque un’importanza particolare.
Con un po’ di pratica, già dopo qualche mese, si può essere in grado di affrontare discorsi e raggiungere un certo grado di autonomia.
Tentate, non abbiate paura di parlare ed evitate di parlare in italiano tra connazionali se possibile.
Per arrivare a un livello madre lingua ci potrebbero volere anni, ma l’obiettivo primario è quello di riuscire a parlare/ascoltare/leggere e scrivere in autonomia.

I saluti – Hey, are you all right?

Trovi un tuo collega in corridoio e incrociandolo con lo sguardo, lui ti saluta con “Hey, are you all right?” (Hey, tutto bene?).
Non fai nemmeno in tempo a capire chi sia, ti appresti a rispondere e scopri dopo un nanosecondo che è a 100 metri da te nella direzione opposta.
All you all right?” non è una domanda e non presuppone una risposta. E’ una semplice espressione idiomatica che corrisponde al nostro “Ciao” o ancora più laconico “Uè” al sud.
Per i saluti di commiato, siamo sempre sulla concisione.
Abbandonate l’idea dei baci sulla guancia (spesso imbarazzanti), abbracci e “Ciao” ripetuti fino all’inverosimile. Quando è giunta l’ora di congedarsi un semplice “bye” o “See you later” (ma later quando?) e si volatilizzano alla Houdini.
Non si tratta affatto di freddezza, ma praticità; dopotutto, se la guardiamo al contrario, anche noi italiani potremmo essere criticati per gli “eccessivi” convenevoli in caso di incontro casuale o uscita in gruppo. De gustibus non disputandum est.

Il bagno – I need to spend a penny

– If you’ll excuse me, I need to spend a penny –
– Where to? Do you want to buy something in particular? –

[Mia classica figura di merda]

Ove mai vi capitasse di sentire “I need to spend a penny“, sappiate che è il mondo gentile per comunicare di avere necessità di un bagno.
L’espressione trova le sue radici nelle storiche toilets a pagamento, sbloccabili con un penny.
Beh parliamo quindi di un argomento che spesso provoca una reazione di sorpresa al primo approccio in una tipica casa inglese: Il bagno (o meglio, i bagni).
Nelle case inglesi di più vecchia generazione sono presenti spesso due stanze dedicate alla deiezione e all’igiene personale.

  • Una sorta di stanzino di 2 metri quadrati con un WC.
  • Una stanza con WC, box doccia/vasca e lavandino (spesso senza miscelatore, quindi con due rubinetti).

Nei bagni non possono essere presenti prese elettriche, ad eccezione di uno specifico socket per rasoi e elettrodomestici a basso assorbimento di energia elettrica (per minimizzare il rischio di elettrocuzione).
E no, come già saprete, il bidet è piuttosto raro e spesso se ne ignora l’esistenza o la modalità d’uso.
L’interruttore per l’illuminazione è sempre all’esterno o sostituito da una cordicella al soffitto nell’immediata vicinanza della porta.
Ovviamente, queste particolarità sono per lo più riscontrate nelle case di vecchia generazione, anche se le normative sull’impianto elettrico sono tuttora in vigore e quindi sognatevi di usare il phon in bagno, ma tanto io non ho di questi problemi dato il depauperimento della mia chioma.

In un altro articolo, vi parlerò di qualche altra particolarità e tips and tricks riguardanti il British lifestyle.
Se volete scrivete pure un commento con qualche vostra curiosità o anche suggerimenti, spunti, ispirazioni. Don’t be shy.
Io vado a “spendere un euro“.
See you later, folks! :)

 

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